
Il TdO usa il teatro per far riscoprire alla gente la propria teatralità, vista come mezzo di conoscenza del reale, e rendere gli spettatori protagonisti dell’azione scenica, affinché lo siano anche nella vita. Basandosi su una precisa presa di posizione a favore degli "oppressi" (in particolare della cultura contadina) e, parallelamente a Paulo Freire, su un lavoro di coscientizzazione, questo metodo serve ai gruppi di "spett-attori" per esplorare, mettere in scena, analizzare e trasformare la realtà che essi stessi vivono. Dall'influenza del pensiero di Freire il TdO prende in prestito l'atteggiamento non indottrinante ma maieutico: non dà risposte ma pone domande e crea contesti utili per la ricerca collettiva di soluzioni. Pur toccando aspetti personali ed emotivi, il TdO non si pone come terapia, ma come strumento di "liberazione" collettiva che poggia sulla presa di coscienza autonoma delle persone, sullo "specchio multiplo dello sguardo degli altri". Un aspetto peculiare del TdO resta comunque il lavoro sul “corpo che pensa", ovvero una concezione dell'essere umano come globalità di corpo, mente ed emozione dove l'apprendimento/cambiamento vede coinvolti tutti e tre gli aspetti, in stretta relazione. Per raggiungere questo obbiettivo, Boal elabora una serie di esercizi e giochi (teatro giornale, teatro forum, teatro immagine, teatro invisibile, il Flic-dans-la-tete “Poliziotto nella testa”) che, de-professionalizzano, a livelli diversi, il teatro e rompono la barriera attore-spettatore, in modo da sciogliere le "meccanizzazioni" del nostro corpo/mente/emozione, cristallizzate nella cosiddetta "maschera sociale. Fulcro del metodo sono l'analisi e la trasformazione, da parte del gruppo, delle situazioni oppressive, di disagio e conflittuali della vita quotidiana al fine di cercare soluzioni da mettere in pratica, seppure in uno scenario teatrale. L'ipotesi è che la "recita" di una soluzione possa stimolare ad agire anche nella vita quotidiana. Il conflitto viene così valorizzato perché permette all'oppresso di liberarsi dall'oppressione.
