mercoledì 1 aprile 2009

Tokyo books


In Giappone il telefonino è diventato lo strumento di una rivoluzione culturale. Nel paese dove la calligrafia è un’arte, per risollevarsi dalla crisi dell’editoria che negli ultimi 10 anni ha ridotto del 20% il proprio fatturato, si affidano ai cell-phone novels, racconti via sms delle storie d’amore di adolescenti depresse, spesso vittime di abusi.
Se oggi si vendono più libri in Giappone, è grazie alle yankees: infelici adolescenti giapponesi dai capelli ossigenati che vestono minigonne, diffidano del futuro e tramite l’inseparabile cellulare si rifugiano nella scrittura di nuove puntate delle proprie storie inviate quotidianamente al sito web Maho i-Land (l’isola magica), una specie di hub della narrativa cellulare, con tre miliardi e mezzo di contatti al mese e un milione di storie da archiviare.
Banana Yoshimoto considera la lettura dei keitai shosetzu (letteralmente romanzi per cellulare) una perdita di tempo, sebbene creda giusto che gli adolescenti li trovino consolatori visto che riflettono le loro sofferenze.
Il sociologo Kensuke Suzuki invece li considera una fonte di informazioni sulla gioventù giapponese odierna, in particolar modo per scoprire i sentimenti che animano le ragazze, visto che sono soprattutto queste a scrivere rivolgendosi ad un pubblico per la maggior parte femminile.
Sulle qualità letterarie dei romanzi del nuovo filone è polemica visto che scrivere al telefonino significa scrivere solo frasi brevi si punta sul dialogo e sulle emozioni, utilizzando un linguaggio elementare, il passaggio alla carta stampata comporta un minimo di ritocchi. Il professore Chiaki Ishihara della Università Waseda lo conferma: «Non di rado, sono gli scrittori tradizionali a doversi adattare allo stile dei cellulari. I loro editori ne fanno passare i libri al vaglio dei telefonini prima di pubblicarli». E’ il caso di Mika Nato, che sta scrivendo un romanzo al computer e lo modifica trascrivendolo al cellulare. Mika confessa che la sua estrazione letteraria la ostacola. Ma aggiunge che il divario con i romanzieri dei telefonini si sta riducendo: «A mano a mano che i loro libri vengono stampati, il loro linguaggio si arricchisce».

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